LIFESTYLE

Wabi Sabi. Uno stile di vita, uno stile di casa.

18  aprile 2021

Oggi provo a parlare di una cosa tanto difficile da spiegare che alla domanda “cos’è il wabisabi” c’è chi rimarrebbe in silenzio. Non per avere tempo di formulare la risposta, ma perchè è quella la risposta.
Comunque io ci provo, perchè voglio raccontarvela, poi, per le nostre case.
Iniziamo da principio. Il Wabi Sabi è una visione del mondo giapponese che trova la bellezza nell’imperfezione e nella caducità. Da qui uno stile di vita semplice, meditativo ed autentico. 
Lo sguardo è rivolto verso l’interno, oltre l’aspetto esteriore, oltre l’apparenza. Una coscienza estetica molto profonda che esalta sentimenti come malinconia e solitudine , accompagnati dalla serenità di liberazione dal mondo materiale.

Il Wabi Sabi arriva nelle nostre case perchè è una filosofia di vita che già da 20 anni gli occidentali hanno iniziato ad imitare. Accortosi che il mondo del consumismo gli stava crollando addosso, hanno fatto un passo indietro per tornare all’essenza della vita. 
Una vita vissuta cercando la perfezione; il controllo sulla natura; l’attaccamento alla stabilità e alla materialità; l’assolutezza e la chiarezza di concetto; la durevolezza ed a tratti lo sviluppo progressivo all’immortalità. 
Diventa, ora, e direi finalmente, una vita che ama l’imperfezione che porta all’autenticità; che ama l’accettazione e l’armonia con la natura; l’adattamento al cambiamento e il distacco dalle cose materiali; la relatività e l’ambiguità di concetto; la mutevolezza e lo sviluppo ciclico di ogni cosa. 
In questo modo la vita diventa più semplice e tranquilla senza lotte interiori, senza corse contro il tempo, ma nella piena consapevolezza di ciò che è realmente.

Ed ecco cosa succede alla casa Wabi Sabi: nulla è perfettamente definito ed ogni cosa esprime la sua natura più autentica; lasciando al tempo di agire. 
I materiali sono assolutamente naturali e mai sottoposti ad eccessiva lavorazione. Calce, terra cruda, mattoni a vista, legni consumati, pietre ruvide, lino grezzo, juta strappata, lana morbida, ceramica usurata, argilla sbiadita. 
I colori e le finiture sono altrettanto naturali. Ad ogni cosa il suo. Non esistono colori fluorescenti o industriali. Niente più superfici lucide, lisce e brillanti, ma rugose, venate, scure e tattili.
Le forme fanno altrettanto. La naturalezza delle linee curve e indefinite, lontane da qualunque idea di simmetria e composizione artificiosa.
La luce naturale diventa il tocco di Re Mida. Questa è tenuta in considerazione nell’organizzazione degli spazi ed il posizionamento degli arredi.
Entrano materiali ed oggetti di recupero, perchè il tempo diventa uno spazio da vivere. 
Attenzione, siamo lontani da un estetica frikkettona, vernacolare o da uno stile di etico riciclo. Il Wabi Sabi, nella casa si esprime con maniacale eleganza. Aggiunge al minimalismo del ventunesimo secolo la patina del grezzo e dell’autentico. Gli elementi sono ridotti al minimo, all’indispensabile, e tutti posizionati in maniera ricercata e non banale. Gli spazi si restringono e diventano più bui e più privati.    

Io, dopo cambiamenti, ansie ed attacchi di panico, senza saperlo, ho abbracciato la filosofia Wabi Sabi, tornando alla vita privata e semplice che avevo abbandonato per una più pubblica e frenetica. Auguro questo cambiamento a tutti magari partendo proprio dalla casa. 

testo by Mariangela Varalli
ph: 1 – Villa Kuro, Joshua Tree, California; 2,5 – Casa Coconut, Tulum, Messico; 3,8 – Zara Home; 4 – Casa Cook Hotel, Kos, Grecia; 6 – Casa di Philip Dixon, Venice Beach; foto di @dibblephoto; 7 – Casa Cook Hotel, Rodi, Grecia.